La forte amicizia si consolidò in occasione dell’ACOUSTIC NIGHT, che si tiene ogni anno a Genova.

Accade spesso che nelle lunghe ore di un viaggio i pensieri e i sogni abbiano la precedenza e la possibilità di prendere un corpo e una sostanza più possibile.

E fu proprio così, anche in quell’occasione.

L’amore per la musica folk, per le sonorità acustiche, per quel mondo che molti definiscono “del bel tempo andato” era la base delle loro interminabili discussioni, dalle quali pensieri e sogni si libravano per conquistare spazi sempre più aperti e lontani. Il desiderio di condividere spazi musicali, progetti anche con altri musicisti si esplicitava in una vocazione intimamente condivisa.

Tutto questo accadeva nel maggio del 2011. Ben cinque anni ci son voluti per dar forma a quel desiderio, seppur inframmezzati dalla nascita di varie formazioni sempre in compagnia di validi amici-musicisti.

Fu lì l’origine di THE CROSSROAD PICKERS, nell’attraversare la pianura Padana, in quei “viaggi” notturni che Stefano Santangelo e Stefano Bonato, a distanza di parecchi anni, ancora vivono con la stessa intensità.

Anche se la genesi è così distante nel tempo, la band THE CROSSROAD PICKERS prende corpo unitamente all’incontro dei musicisti che la compongono avvenuto nel 2016 e che sono Luciano Tortima (contrabbasso), Elisa Meo (voce) e Alessandro Chiarelli (violino).


Con  Old Time Music   si definisce la musica tradizionale dei Southern  Appalachians, che veniva eseguita negli anni ’20 durante la cosiddetta epoca  di “commercializzazione”.

Sociologicamente è il frutto della fusione di tradizioni diverse: alla base c’è la musica popolare di origine anglo-scoto-irlandese portata dall’ immigrazione verso il Nuovo Mondo. Successivamente si verifica l’incontro della tradizione culturale rurale con la musica afro-americana prima e con la realtà dell’America urbana ed industrializzata poi.

Quest’area vive una prima fase di isolamento, in parte motivato dalle particolari condizioni geografiche, in parte voluto. Tutto ciò che riguarda la musica di questa regione veniva identificato con il termine hillbilly: un attributo dispregiativo usato dagli abitanti delle città. Etimologicamente da hill (collina) e billy-goat (una specie di capra diffusa nella regione): dal che si deduce che gli “Hillbillies” erano considerati  quei caproni che vivono sulle colline.

Quella che genericamente chiamiamo musica popolare americana è dunque, paradossalmente, nata in Europa.

In realtà tutta la cultura americana è, oltre che poliglotta, non-indigena. La nascita della musica popolare americana è legata alle prime immigrazioni di una certa importanza che si verificarono dalla Gran Bretagna, dalla Germania e dall’Olanda, e che dettero l’impronta a quello che diventerà lo spirito dell’uomo americano. La  cultura che ne derivò era qualcosa di incredibilmente composito per la varietà di razze e nazionalità, per l’estrazione sociale (ricchi, poveri, contadini, artigiani, mercanti, musicisti, intellettuali) e per la coesistenza di religioni diverse (cattolici, quaccheri, battisti, metodisti).

All’origine dell’ Old Time Music dunque, si possono porrer le antiche ballate e songs inglesi, le fiddle-tunes (brani per violino), ed in parte la musica religiosa.

L’adattamento dei coloni e della loro musica alle condizioni di vita sugli Appalachi fu graduale. Nonostante l’isolamento di questa regione, avvenne, soprattutto nel XIX secolo, la penetrazione di esperienze musicali maturate altrove ed il oro successivo inserimento nella tradizione. La presenza degli schiavi neri del Sud, la Guerra Civile, lo sviluppo economico ed industriale e soprattutto la costruzione di ferrovie, accrebbero la possibilità di scambi culturali tra le due realtà sociali: urbana  e rurale.

All’inizio il fiddle (violino) era l’unico strumento, successivamente se ne aggiunsero altri e la musica, soprattutto vocale, fino alla metà dell’800, si arricchì di nuove sonorità, di nuovi stili che sarebbero risultati fondamentale per al sua evoluzione. Verso la metà dell’800 sulle montagne il banjo era già popolare: cominciò così  a prendere forma quella che in seguito sarebbe stata la musica delle prime string band (gruppi musicali costituiti da soli strumenti a corde) rurali del Sud. Il banjo, strumento di origine africana e di concezione particolarissima nella versione americana a cinque corde, modificherà fortemente la struttura melodica e ritmica originara di questa musica. A seguire l’aggiunta di chitarra, autoharp, mandolino, dulcimer, ukulele e contrabbasso,  daranno al genere, con il loro insieme di abbellimenti alla melodia principale, una forma meno arcaica  e più fruibile.

 

da:  COUNTRY MUSIC di Mariano De Simone (Dataews ,  1^ ed. giugno 1985)


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